Manifesto 2019
1 – Noi, del Circolo dei Cattolici “Giorgio La Pira”, certi che “la politica è il più esigente servizio di carità”(Paolo VI), di fronte alla gravissima crisi sociale e politica che ci attanaglia ad ogni livello, ravvisiamo l’urgenza e avvertiamo la responsabilità di concretizzare un nostro nuovo impegno sul piano culturale, formativo e operativo.
2 – Per questo e non solo, riprendiamo il cammino di servizio alla comunità civile irpina, iniziato nel momento cruciale, in cui l’esperienza unitaria di cattolici in politica terminava, continuato nella fase di avvio e di consolidamento della cosiddetta “seconda repubblica” e, colpevolmente, sospeso proprio al manifestarsi dei segni del decadimento di tale fase politica e di una crisi inarrestabile che ne ha sancito la fine.
3 – Riprendiamo tale cammino senza dimenticare l’esperienza unitaria di cattolici in politica che ci ha preceduto. A proposito della quale non possiamo non condividere quanto scriveva ai vescovi italiani, il 6-1-1994 Giovanni Paolo II: “Un bilancio onesto e veritiero degli anni del dopoguerra ad oggi non può dimenticare tutto ciò che i cattolici, insieme ad altre forze democratiche, hanno fatto per il bene dell’Italia. Non si possono cioè dimenticare tutte quelle significative realizzazioni che hanno portato l’Italia ad entrare nel numero dei sette paesi più sviluppati del mondo, né si può sottovalutare o scordare il grande merito di avere salvato la libertà e la democrazia”.
4 – Riprendiamo tale cammino, confessando le nostre colpe, certi che l’Evangelo, nostro essenziale centro di riferimento di vita, di spirito e di pensiero, non è solo annuncio salvifico di liberazione dal male, ma anche denuncia del Male e dei mali del mondo.
5 – Confessiamo la nostra colpa per non essere stati vicini alle giovani generazioni nel loro processo formativo ai valori fondamentali dell’esistenza, proprio quando famiglia e scuola smarrivano il senso della loro missione, in quanto basilari fulcri educativi.
6 – Confessiamo la nostra colpa per aver trascurato lo sradicamento progressivo del fondamento della nostra Repubblica. Il lavoro, infatti, non solo il lavoro nero, ma anche quello legalizzato, soprattutto da noi che scontiamo la presenza di mafie, continuano a svolgersi nel mancato rispetto di tutte le garanzie costituzionali, nel silenzio assordante di chi, a livello istituzionale, amministrativo e sindacale, era ed è tenuto ai controlli e alle tutele.
7 – Confessiamo la nostra colpa per non aver denunciato il dilagare di una corruzione morale, devastatrice del tessuto politico e sociale e per non avere contrastato i fattori che hanno allargato una povertà intollerabile.
8 – Riprendiamo il nostro cammino, convinti che il nostro impegno non può, in questa fase storica, tendere alla ricostruzione di una presenza politica organizzata, e questo per il semplice motivo che sono del tutto o quasi assenti proprio quegli elementi che promossero storicamente la nascita della Democrazia Cristiana: un movimento culturale di alto livello e la forza organica e unitaria delle comunità ecclesiali.
9 – Riprendiamo il nostro cammino, puntando proprio su questi elementi di estrema carenza, per tentare, nel limite delle nostre capacità, di ravvivarli, innanzitutto con l’evangelizzare nuovamente la fede e con il riproporre i punti fermi di una cultura, fondata sul personalismo e sul popolarismo, con tutti i valori umano-sociali da essi derivanti e assorbiti dalla Carta Costituzionale che diventa un’altra bussola per i nostri orientamenti.
10 – Riprendiamo il nostro cammino, sollecitando un risveglio della coscienza delle nostre comunità, per farle convergere su un valore indispensabile e un preciso articolo di fede, a base dell’assetto costitutivo della Chiesa così come voluto fortemente da Cristo Signore, e che valgono per ogni attività d’ispirazione cattolica, dentro e fuori dalla Chiesa: l’UNITA’, “Ut unum sint”.
11 – Riprendiamo il nostro cammino, certi che unità non significa uniformità e che pluralismo è arricchimento, ma altrettanto certi che un pluralismo anarchico e a se stante è solo presagio di dissoluzione. Esemplare risulta l’ammonimento di Giovanni Paolo II: “Esiste, deve esistere un’unità fondamentale che è prima di ogni pluralismo e sola consente al pluralismo non solo di essere legittimo, ma auspicabile e fruttuoso” (Discorso ai partecipanti al Convegno Ecclesiale della C.E.I., n.3.31-10-1981). Tanto accorato tale ammonimento, quanto inascoltato dall’ecclesialità italiana che, dopo la fine della Democrazia Cristiana, ha lasciato che i cattolici in politica, in nome di un malinteso pluralismo, si disperdessero nei tanti partiti e movimenti presenti, smarrendo la propria identità unitaria.
12 – Riprendiamo il nostro cammino, allargando lo sguardo della nostra localizzazione diocesana e provinciale alla globalizzazione europea, convinti di appartenere ad una comunità molto più ampia e di essere eredi della sua grande cultura che ci accomuna. Guardiamo ad una Europa dei Popoli che faccia prevalere la propria inter-nazionalità sugli egoismi nazionalistici, la propria inter-dipendenza solidaristica sulla dipendenza dagli interessi affaristici di oligarchie finanziarie e bancarie.
13 – Riprendiamo il nostro cammino, promuovendo il dialogo con i fratelli cristiani non cattolici, tutti insieme bisognosi di aiuto reciproco, per affrontare le immani questioni che travagliano il momento presente.
14 – Riprendiamo il nostro cammino, con quanti abbiano voglia di scrollarsi di dosso inerzia e rassegnazione, per attivare una partecipazione democratica costruttiva, con iniziative formative, con interventi nel pubblico dibattito, con proposte concrete tese alla soluzione dei tanti problemi delle nostre comunità, con l’organizzare una rete di presenze territoriali, capaci di veicolare nei diversi ambienti i valori di un’umanità plenaria.
15 – Riprendiamo il nostro cammino,al seguito di Papa Francesco per andare con lui nelle “periferie dell’esistenza”, per disperdere le tenebre di una “cultura della morte” e di una “cultura dello scarto” con l’accoglienza fraterna e il riscatto da tutti i bassifondi di umanità, in cui ci stiamo sperdendo.
Avellino, 16 aprile 2019
Circolo dei Cattolici “Giorgio La Pira”