Culture

Gratuitamente…

Paolo
Paolo di Tarso

… non siamo giustificati dalle nostre opere o dai nostri sforzi, ma dalla grazia del Signo­re che prende l’iniziativa. I Padri della Chiesa, anche prima di Agostino… San Basilio Magno rimarcava che il fedele si gloria solo in Dio, perché «riconosce di es­sere privo della vera giustizia e giustificato unicamente mediante la fede in Cristo». Il secondo Sinodo di Orange ha insegnato con ferma autorità che nessun essere umano può esigere, meritare o comprare il dono della grazia divina, e che tutto ciò che può coopera­re con essa è previamente dono della medesima grazia: «Per­sino il desiderare di essere puri si attua in noi per infusione e operazione su di noi dello Spirito Santo». …

[Anche il Concilio di Trento:] «Si afferma che siamo giustificati gratuitamente, perché nulla di quanto precede la giustificazione, sia la fede, siano le opere, merita la grazia stessa della giustificazione; perché se è gra­zia, allora non è per le opere; altrimenti la grazia non sa­rebbe più grazia (Rm 11,6)». Ci sono ancora dei cristiani che si impegnano nel seguire un’altra strada: quella della giustificazione mediante le proprie forze, quella dell’adora­zione della volontà umana e della propria capacità, che si traduce in un autocompiaci­mento egocentrico ed elitario privo del vero amore. Si manifesta in molti atteggiamenti apparentemente diversi tra loro: l’ossessione per la legge, il fascino di esibire conquiste sociali e politiche, l’ostentazione nella cura della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, la vanagloria legata alla gestione di faccende prati­che, l’attrazione per le dinamiche di auto-aiuto e di realizzazione autoreferenzia­le. In questo alcuni cristiani spendono le loro energie e il loro tempo, invece di lasciarsi condurre dallo Spirito sulla via dell’amore, invece di appassionarsi per comunicare la bellezza e la gioia del Vangelo e di cercare i lontani nelle immense moltitudini assetate di Cristo.

Molte volte, contro l’impulso dello Spirito, la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi. Questo accade quando alcuni gruppi cristiani danno eccessiva importanza all’osservanza di determinate norme proprie, di costumi o stili. In questo modo, spesso si riduce e si reprime il Vangelo, togliendogli la sua affascinante semplicità e il suo sapore. E’ forse una forma sottile di pelagianesimo, perché sembra sottomettere la vita della grazia a certe strutture umane. Questo riguarda gruppi, movimenti e comunità, ed è ciò che spiega perché tante volte iniziano con un’intensa vita nello Spirito, ma poi finiscono fossilizzati… o corrotti.

Senza renderci conto, per il fatto di pensare che tutto dipende dallo sforzo umano incanalato attraverso norme e strutture ecclesiali, complichiamo il Vangelo e diventiamo schiavi di uno schema che lascia pochi spiragli perché la grazia agisca. San Tommaso d’Aquino ci ricordava che i precetti aggiunti al Vangelo da parte della Chiesa devono esigersi con moderazione «per non rendere gravosa la vita ai fedeli», perché così si muterebbe la nostra religione in una schiavitù.

(da Gaudete et Exsultate n52 e succ. )

Immagine in memoria di Franco Zeffirelli (12 febbraio 1923 – 15 giugno 2019):